“Dicesi sega mentale il pensare a cose che non hanno attinenza con la realtà.
A te sembrerà da questa definizione che allora le seghe mentali tu non te le fai mai.
Questo tuo pensiero è un esempio tipico di sega mentale.
Tutto sta nella definizione di realtà, naturalmente.
La mia definizione di realtà è l’unica reale, come può confermarti un qualsiasi contadino della bassa padana.”
Questa è la definizione di “sega mentale” che trovi nel libro “Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita” di Giulio Cesare Giacobbe.
Sinteticamente, l’autore ci descrive la prigione mentale derivante da questo “pensiero” auto alimentato e le possibili conseguenze sullo stato di salute psicofisico.
Ci spiega che il pensiero è un surrogato dell’azione e quando non da luogo all’azione stessa, è una sega mentale.
Se credi di essere un assassino, quando non hai mai ucciso, neanche una mosca, ti stai facendo le seghe mentali. In realtà, forse, dovresti proprio farti curare!!!
Quindi il libro illustra come riuscire ad invertire tale processo, ovvero, attraverso la presenza mentale.
Tale presenza si realizza attraverso 3 fasi pratiche: il mondo, il corpo e la mente.
Si tratta di rivolgere l’attenzione sulle tue azioni, sul mondo che ti circonda, sul tuo corpo e sulla tua mente.
Connettendoti alla realtà, il flusso auto alimentato dei tuoi pensieri cesserà, diverrai osservatore, sarai coscienza che registra e ti libererai dai tuoi pensieri ossessivi.
“Assumerai un distacco, nei confronti di situazioni, persone ed emozioni, che ti metterà al riparo da ogni attacco, da ogni frustrazione, da ogni sconfitta.”
Per completezza, l’autore distingue 2 tipi di sega mentale: quella appena descritta, che è di tipo malefico e poi c’è la sega mentale benefica, di cui parleremo più avanti.
Questo in sunto il “succo” del testo, che ti consiglio di leggere per intero, visto che per ragioni di spazio non posso analizzarlo nei dettagli.
Un’asimmetria fondamentale
Quello che ora ci interessa cogliere è l’asimmetria esistente tra 2 tipi di seghe mentali:
- seghe mentale malefica(quella di cui abbiamo parlato),crea un circolo vizioso, il più delle volte si concludono con il pensiero catastrofico.
Ad es. un semplice dolore al torace, viene identificato come un problema cardiaco, ciò genera ansia e depressione. - seghe mentali benefiche, come ci spiega Giacobbe esse danno felicità.
In realtà si tratta di una fuga dalla realtà, che in certi modi ed in alcune quantità, fa bene. L’arte, la scienza e la filosofia rappresentano questo prototipo.
Esse possono rappresentare anche i nostri sogni, ad esempio per il futuro, e quindi mettono in moto il motore della nostra motivazione.
Entrambi i tipi di sega mentale dipendono da un unico fattore: il pensiero.
Si distinguono per il tipo di reazione: catastrofica nel primo caso, euforica nel secondo.
Si dissociano per le conseguenze: ansia/depressione nel primo caso, esaltazione dell’io/forte motivazione nel secondo.
Per uno studente di medicina al 1 anno, immaginarsi tra le corsie ospedaliere con il camice bianco e lo stetoscopio, può dare godimento mentale ed innalzare la motivazione nello studio. Questo è l’esempio pratico di sega mentale benefica.
L’importante è che il pensiero sia suffragato dall’azione che porterà al raggiungimento dell’obiettivo.
Conoscendo questi dettagli dimmi che senso avrebbe essere un nevrotico?
Negli ultimi decenni, visti i grandi passi in avanti effettuati dalla psicologia, possiamo davvero conoscerci meglio, in fin dei conti auto-analizzarci.
Grazie al contributo di Giacobbe oggi posso arrivare al punto della motivazione insita nei surrogati del pensiero.
In ogni cosa che facciamo, in ogni nostro sogno da realizzare, obiettivo da conseguire la motivazione è il cuore delle nostre azioni.
Questo cuore per essere alimentato ha bisogno di seghe mentali.
Ma di seghe mentali benefiche.
Naturalmente il mio invito a sognare è valido a patto che, al sogno, siano affiancate azioni produttive e serie che servano a realizzarlo.
Non credergli quando ti diranno “sei un sognatore”.
Il sogno di Steve Jobs oggi si chiama APPLE, quello di Zuckerberg si chiama Facebook, quello di Dorsey TWITTER.
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Sono blogger, digital marketer e business designer.
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