Oggi, voglio parlarti di un libro che mi ha cambiato la vita.
Anzi, come direbbe De Crescenzo: me l’ha allargata. Il libro in questione è “Il pressappoco. Elogio del quasi” edito da Mondadori.”
Trattasi di una delle opere più profonde ed interessanti del filosofo napoletano, carica di significati e sillogismi aperti al contenuto del tema centrale.
Leggendolo, scoprirai che il pressappoco non è un semplice avverbio, ma un modo di intendere la vita.
Non sempre utilizzabile, anche se nella gran parte delle questioni quotidiane può aiutarci ad ottenere quell’imparzialità, ovvero l’oggettività tale da affrontare un discorso senza pregiudizi.
L’alter ego del pressappochismo è l’assolutismo, con a capo gli Hitler e gli Stalin.
Luciano De Crescenzo, inizia questa opera fornendoci una descrizione dettagliata delle differenze che intercorrono tra il pressappoco e l’assolutismo:
“Il pressappoco non è solo un avverbio, è anche un modo di intendere la vita. Io amo gli uomini che amano il pressappoco e odio, o per meglio dire non mi sono simpatici, quelli che hanno le certezze assolute.
Detto con parole ancora più semplici, amo tutti quelli che parlano, che ascoltano e che usano le paroline “quasi”, “forse” e “circa” una frase sì e una frase no.
In pratica, amo quelli che attendono qualche secondo prima di parlare e che di tanto in tanto cambiano parere”.
La filosofia del pressappoco è l’elogio delle “mezze misure”, degli uomini attenti, che pensano prima di parlare, che ti ascoltano, ti guardano dritti negli occhi, ti lasciano terminare il discorso, sono pronti ad incrociare il loro sguardo con il tuo.
Ebbene un discorso di questo tipo con formazione pressappochista, si dice dialogo.
De Crescenzo continua ancora:
“quando incontro qualcuno che non conosco, la prima cosa che mi chiedo è se ho a che fare con un “pressappochista” o un “assolutista”, dopodiché mi regolo di conseguenza.
Fisicamente parlando l’assolutista ha lo sguardo opaco. Raramente guarda negli occhi la persona che ha di fronte e quando esprime un concetto non impiega mai più del tempo strettamente necessario.
Lui,il maledetto, ha già tutte le risposte preconfezionate e non vede l’ora di sbatterle in faccia a qualcuno.
L’unica cosa che gli da fastidio è il dubbio, sia il suo che quello degli altri.”
Avrai compreso che un discorso con un assolutista corrisponda al classico monologo.
Per De Crescenzo quindi il pressappoco è il regno della poesia, nell’assoluto invece domina la tecnica, il primo concetto si può raffigurare con una linea curva, il secondo con una retta.
Questo è in linea di massima il concetto di pressappochismo ed assolutismo che troviamo nel manuale di Luciano, dove l’autore ci fornisce anche i principali nemici del pressappochismo: tifosi di calcio, innamorati, religiosi e politici.
Potremmo aggiungerne degli altri, ovvero gli opposti di questi, ma il discorso si farebbe complesso.
L’analisi non deve portare a conclusioni sbagliate, ovvero non è delitto essere un tifoso, religioso, politico o innamorato.
La verità di De Crescenzo sta nella conseguenza di queste passioni, ovvero gli estremismi derivanti da tali dinamiche potrebbero renderci ciechi dinnanzi a qualche evidenza.
In conclusione il pressappochismo non è vangelo, ma può ritagliarsi uno spazio importante se messo dinnanzi a determinate questioni, resta comunque un metro di giudizio ed analisi interessante.
Serve a valutare e valutarti, risulta è indispensabile come collante tra pensieri diversi, sempre che di fronte non ci sia un assolutista!!!
Buon week-end a tutti.
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