Il perfezionismo: una trappola da cui liberarti

Il perfezionismo:una trappola da cui liberarti

Il perfezionismo non è sempre un male o per lo meno, non dovrebbe esserlo finché non diventa patologico.
Per la semplice constatazione di aver riletto 21 volte questo primo paragrafo, modificandolo almeno una volta ogni tre minuti, sono riuscito a fornire l’esempio calzante di perfezione tossica.


Perfezioni e delusioni

Un giorno mentre ero a lezione dal mio mitico professore di matematica e come sempre farneticavo su voti universitari ed obiettivi irrealizzabili, il saggio prof mi fermò, dicendo:



Ho passato quasi metà della mia esistenza inseguendo regole di norma disattese, programmi mai rispettati e progetti attesi rimasti sogni lontani.

La puntualità con la quale venivano smontate ore ed ore di lavoro spesso determinavano un’incredulità fine alla stessa azione di sabotaggio.

Ecco, siamo giunti ad un primo punto o meglio alla definizione di perfezionismo tossico:

la voglia incontrollata di vivere di rimpianti

 

La trappola delle regole perfette

Ogni regola si riconduce sempre al caso precedente.
Il perfezionismo tossico è il migliore ostacolo che puoi creare per allontanarti dalla crescita personale.
Il limite che segna il passaggio verso l’insuccesso.

In generale il perfezionista tende a:

  • Rifiutare l’imperfezione, sia propria che altrui;
  • Rifiutare l’insuccesso;
  • Non accettare i successi.

Un vantaggio competitivo

Nulla al mondo è perfetto o meglio, qualcosa, potrebbe anche esserlo sempre che sia tu a deciderlo.
La superficialità e l’egoismo tecnologico che avvolgono inesorabilmente la nostra era, hanno creato un disastro formale e perché no, anche sostanziale.

Tutto o niente, bianco o nero, subito o mai, bello o brutto, bravi o cattivi.
Non riconosciamo una via di mezzo e neanche la possibilità di passare tranquillamente da un emisfero all’altro.
Ecco che scatta la trappola tossica: un insieme di dogmi dettati da una droga egocentrica e mai dichiarata.
Devo essere il migliore!
L’inizio della fine.

Non comprendiamo che spesso le imperfezioni determinano un vantaggio competitivo.
La tua imperfezione è la particolarità del tuo essere, una forma di autenticità che non sempre richiede correzione.
Stiamo parlando delle imperfezioni determinate da seghe mentali.

Fallisci spesso

L’insuccesso è questione quotidiana.
Sulle ceneri di tanti fallimenti sono sorte piramidi d’ingegno e azione.
Il punto è sempre lo stesso: la reazione.
Spesso la spinta per migliorarsi è dettata proprio da un fallimento, da un insuccesso, da un momento come un altro in cui cadono certezze e speranze.

Devi cogliere l’attimo, quel segnale nascosto che si cela dentro la rabbia di “non essere”.
Non puoi fermarti.
La distanza tra quel che eri e quello che vorresti essere è segnata dai risultati non ottimali raggiunti.

Ringrazia te stesso

Amare te stesso significa concederti anche il lusso di goderti i tuoi successi.
Devi festeggiarti, trovare il tempo di guardare negli occhi la felicità.
Dopo un lungo periodo di lavoro e stress alla ricerca di quell’obiettivo tanto desiderato, quando raggiungi la meta, devi fermarti.

Osserva le orme dei passi lasciati per strada.
Ti accorgerai che hai faticato tanto per ottenere quel successo.
È tutto tuo!
Te lo sei maledettamente meritato e devi esserne fiero.
Lavorare duramente per un qualsiasi obiettivo richiede uno sforzo immane ed a volte, dimentichiamo di prenderci i giusti meriti.

Addirittura, il perfezionismo tossico potrebbe farti credere che avresti potuto fare di meglio o che non devi cullarti sugli allori.
No!

Se hai fatto del tuo meglio, se hai dato il 101%, se non ti sei risparmiato per nulla devi gratificare te stesso.
Guardati negli occhi e pensa a quanto di buono stai costruendo.

 

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