Così parlò Luciano De Crescenzo

Scrivere di te, caro Luciano De Crescenzo, significa raccontare una parte di me o meglio, di noi.
Ti trovi a dover parlare di uno dei più importanti autori contemporanei e sai bene che dovrai cercare, almeno di non perdere di vista l’obiettivo.
Aggiungi la malinconia per la perdita recente ed il gioco è bello e fatto.

Il primo libro

Per parlare come si deve di Luciano devo tornare indietro nel tempo, precisamene tra gli scaffali del reparto libreria dell’ipercoop.
Siamo nel 2005, probabilmente in una domenica autunnale.
C’era tanto, troppo per me in quell’adolescenza che sembrava starmi stretta.
Avevo bisogno di un punto di riferimento.
Di una guida che aprisse le porte di un interesse sfocato, eppure visibile.
Conoscevo il maestro per aver visto spezzoni di film, ascoltato interviste o semplicemente di “fama”.
Mai prima di allora avevo osato accostarmi alla lettura dei suoi testi.
Pensate voi, avevo buttato via quasi 18 anni della mia esistenza.
Dovevo rimediare: nei 12 mesi successivi a quel primo libro, acquistai e lessi la quasi totalità di un’opera che continuava a crescere di anno in anno.
Tornai a casa, quella domenica, letteralmente incuriosito da un acquisto voluto e cercato in ogni dettaglio.

Le donne sono diverse

Le donne sono diverse” fu il primo libro che acquistai e lessi.
L’acquisto fu dettato dalla lettura veloce ed attenta delle prime 2 pagine: assurdo che un autore potesse entrare in contatto con il lettore attraverso l’enfasi di un discorso diretto immediato, pungente, vivo, mai banale.
Senza fronzoli, Luciano De Crescenzo entrava nel vivo di un discorso senza bisogno di allargarne gli orizzonti, senza girarci troppo intorno.
Amava scrivere per le persone comuni.
Capii fin da subito che mi trovavo dinnanzi un amico: mai invadente, leggero, carico e prodigo di consigli velati da storie raccontate a suon di filosofia, sembrava uno di quei professori in pensione che incontri la mattina davanti una tazza di caffè al bar e ti rallegrano la giornata con un breve aneddoto, una sintesi intensa di “napoletanità” applicata.
Grazie alla lettura di quel testo iniziai a comprendere la differenza che intercorreva con l’universo femminile, iniziai a guardare una donna con occhi diversi: le differenze non erano solo fisiche ma soprattutto d’animo o d’anima, che dir si voglia.


Questa fu la prima lezione di Luciano: “Fabri, le donne sono diverse. Un universo totalmente opposto a quello maschile. Tutto ruota intorno ai sentimenti”.

Il pressappochismo

Da caparbio ventenne quasi totalmente privo di umiltà, compresi le differenze sostanziali che nascono dalla genesi di ogni rapporto.
Mi accorsi che ascoltavo poco chi mi stava accanto: ero sempre pronto a pronunciare un giudizio esecutivo e raramente analizzavo qualcosa nel suo complesso.
Ero tremendamente pieno di me: stupido fino all’ennesima potenza e freddo neanche fosse arrivato il giorno di salutare questa Terra.
Erano i giorni in cui mi immersi nella lettura di “Il pressappoco. Elogio del quasi”.
Il maestro cercò di insegnarmi la differenza tra l’assoluto e il pressappoco.
Il pressappoco non è solo un avverbio ma un modo di intendere la vita.
Una parte del testo in particolare, divenne letteralmente ossessiva per me, nel senso che ancora oggi la conosco a memoria,
Un insegnamento tra i più grandi:

 “Quando incontro qualcuno che non conosco, la prima cosa che mi chiedo è se ho a che fare con un “pressappochista” o un “assolutista”, dopodiché mi regolo di conseguenza.
Fisicamente parlando l’assolutista ha lo sguardo opaco.
Raramente guarda negli occhi la persona che ha di fronte e quando esprime un concetto non impiega mai più del tempo strettamente necessario.
Lui, il maledetto, ha già tutte le risposte preconfezionate e non vede l’ora di sbatterle in faccia a qualcuno.
L’unica cosa che gli dà fastidio è il dubbio, sia il suo che quello degli altri.”

 

Probabilmente sono stato un assolutista.
Fatto sta che a differenza di una decina di anni molto è cambiato e sicuramente sono molto più vicino al mondo del pressappoco.

“Il pressappoco non è solo un avverbio, è anche un modo di intendere la vita.
Io amo gli uomini che amano il pressappoco e odio, o per meglio dire non mi sono simpatici, quelli che hanno le certezze assolute.
Detto con parole ancora più semplici, amo tutti quelli che parlano, che ascoltano e che usano le paroline “quasi”, “forse” e “circa” una frase sì e una frase no.
In pratica, amo quelli che attendono qualche secondo prima di parlare e che di tanto in tanto cambiano parere.”

La seconda lezione del maestro è chiara ed esaustiva: “Guagliò, prima di parlare devi imparare ad ascoltare: solo così riusciamo a comprendere le persone che ci stanno accanto. Non parlare se non sei interrogato e quando devi proprio farlo statt accort, cerca il dialogo.”
Il problema si è evoluto negli anni e sono riuscito, almeno nella stragrande maggioranza delle volte a ricercare una visione globale di un qualsivoglia discorso.
Il punto è ricondursi al caso precedente.
Se ti trovi dinnanzi un assolutista?
Statisticamente parlando non capita di rado, il mondo attuale ne è pieno.
La ricerca dell’apparenza ne ha determinato un proliferare esageratamente vasto: ed eccoli spuntare da qualsiasi angolo del globo.
Naturalmente la loro verità costituisce il vangelo dell’universo, le loro beneamate sentenze il veleno gratuito del vivere e il pensiero esposto è quello dominante.
Tipicamente convinto, l’assolutista, nel profondo dell’Io non ha certezze.
Questo l’ho compreso cercando di analizzare una psiche non del tutto equilibrata: paura, rabbia, fobie, scarsa autostima, esaltazione dell’io,nevrosi, dipendenze.


Per ragioni di spazio non posso dilungarmi troppo ed oltre in questo articolo.
La terza ed ultima lezione riguarda la sensibilità.
Chi ha seguito De Crescenzo sa sicuramente di cosa sto scrivendo.
Ho deciso di dar vita ad un inserto che invierò a tutti gli iscritti alla newsletter di adducente, venerdì 27 settembre: “Come allargare la vita”.
Naturalmente se stai leggendo questo articolo dopo la data di invio, non preoccuparti: potrai riceverlo iscrivendoti anche adesso.

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